7.9.09

Intervista esclusiva a Natalia per il nostro sito!

I suoi primi passi nel mondo dello spettacolo, i personaggi a cui ha dato vita a teatro, il suo primo amore, in televisione e al cinema, la sua visione della professiore dell'attrice, un suo aspetto che nessuno conosce...

Scopri i pensieri, le passioni, i sogni e le paure di questa grande e completa artista in una lunga intervista concessa a www.nataliamillan.net prima dell'inizio di una rappresentazione di "El Mercader de Venecia", in cui interpreta Porzia e con la quale si trova attualmente nel Taatro Infanta Isabel di Madrid.

Solo qui, per i visitatori di de www.nataliamillan.net

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Qual'è stato il tuo primo lavoro in questo mondo? Che ricordi hai di questa esperienza?
La prima volta è stata ballare per un programma televisivo. Allo stesso tempo ho fatto il primo spettacolo teatrale "My fair lady". Non so quale abbia fatto prima, sono arrivate entrambe le cose nello stesso momento ma credo che prima ci sia stato il programma televisivo con il ballo, ma il primo lavoro più importante per me è stato “My fair lady”, il musical.

“El cepo” è stato uno dei tuo primi film. Come è stato fronteggiare le telecamere per la prima volta?
Io non ho fatto questo film. C'è scritto su internet ma io non so cosa sia questo film. Se l'ho fatto, non me lo ricordo (ride), ma credo di no... Quando mi sono iscritta all'AISGE, che è un'associazione che gestisce i diritti degli artisti, mi hanno detto che c'era già una Natalia Millán attrice, quindi sospetto che si tratti del suo film. Inoltre ho voglia di vederlo perchè forse so cosa potrebbe essere... una volta facevo delle comparse per guadagnare denaro per pagarmi le lezioni perchè mio padre non voleva che mi dedicassi allo spettacolo quindi l'ho ingannato per un po' di tempo, ma quando ho smesso di farlo ho dovuto arrangiarmi da sola, quindi ho fatto quella che si chiama comparsa speciale. Ero giovane, carina, e facevo una delle morte. Mi hanno fatto molte fotografie di quelle che aveva la polizia e poi mi hanno messa sotto un tavolo, mi hanno truccata, e facevo da testa decapitata. Quindi non so se fosse questo film, ma come vedi non ha la minima importanza (ride). Se è questo... non so, io credo di non aver lavorato in questo film, ma se ho lavorato ci ho messo la testa decapitata (ride).

Nei programmi di Hermida ti sei data a conoscere al grande pubblico... Come è stata l'esperienza?
No, non mi sono data a conoscere al pubblico. È stata una collaborazione senza molta importanza, per questo non mi ha dato popolarità nè altro. Al contrario, è stato un lavoretto per poter continuare a pagarmi le lezioni. Se ne fanno molti di questi che neanche ti piacciono ma li fai per guadagnare denaro.

E' vero che da giovane formavi parte di un gruppo di ragazze chiamate “Urania”?
Si e no. Non era di ragazze, era un gruppo pop e io ero la cantante, ma avevamo registrato una cassetta e non ha funzionato (ride).

Avevi intenzione di iniziare come cantante invece di attrice?
No, no. La prima cosa che ho sempre voluto essere è stata essere attrice, tutto il resto mi piace molto ma io e il mio fidanzato di allora, che è uno dei miei migliori amici adesso, è un musicista, Álvaro Peire, un ottimo compositore, eravamo molto giovani entrambi e abbiamo provato. Eravamo in casa a litigare e componevamo canzoni (ride). Ma c'erano cose divertenti, eh!... C'erano canzoni divertenti, ma non so, semplicemente non ha funzionato (ride).

Conservi qualche disco o qualche cassetta?
Non so, qualcosa la devo avere conservata ma non so nemmeno dove. L'altro giorno ne parlavo con mia figlia e le ho detto "Se trovo la cassetta la ascoltiamo...", ma non l'ho trovata.

La vanità aiuta o danneggia nel tuo lavoro?
Io credo che lo danneggia, è un nemico che sta lì tutto il tempo ed è molto facile che l'ego si amplifichi. Per esempio voi siete molto attente con me, mi aspettate all'uscita, all'entrata, regali, ammirazione e io posso subito credere che sono la migliore invece no, non è così... espongo semplicemente il mio lavoro. Questo è il peggior nemico di un attore... quando credi di essere superiore a tutti e di sapere tutto, questo è il peggio. Se c'è qualcosa di vero e che i grandi sanno usare è che a volte hai bisogno di concentrazione, solitudine e relax, quindi per esempio quando ci parlano degli attori americani che hanno la loro roulotte personale, diciamo che sono le grandi stelle e non è così. È che sono molto intelligenti perchè un attore ha bisogno di concentrazione e di stare solo prima di recitare, quindi ci sono volte che si sente dire "Oh, la stella, la limousine"... si, ma è che i produttori americani sono molto furbi: lasciateli tranquilli, concentrati... Devi pensare a tante cose, devi inventarti tante cose, non puoi pensare a quello che succede fuori e quando si sente "azione" l'attore è concentrato nel suo film, nella sua storia.

A te piaverebbe lavorare a Hollywood?
Io credo che a qualunque attore piacerebbe stare lì perchè sono sicura che lì è più facile perchè si lavora molto bene, hanno tutti i mezzi, tutte le conoscenze, quindi sicuramente lì è molto più facile, e poi ho capito che hanno i loro coach personali che parlano con il regista e se prima il tuo coach personale non è d'accordo con la sequenza, il regista non la può dare per valida, quindi è tutto più facile perchè è tutto a tuo favore. Quindi si, mi piacerebbe, ma non è stato mai il mio obiettivo andare negli Stati Uniti nè trionfare, no. Forse in un altro momento della mia vita è stata più importante la professione, ma da anni per me la cosa più importante è la mia vita personale.

Alcuni dicono che gli attori sono narcisisti. Da dove viene questa voglia di esprimervi, di trasmettere?
Ci ho pensato molte volte perchè ho preso la decisione molto presto. Ti chiedi se era un momento maturo della tua vita per prendere una decisione così importante come cosa farai per il resto della tua vita. Ci sono anche attori che hanno una vocazione tardiva o che prendono la decisione più tardi, ma normalmente è una decisione che si prende molto presto e quindi a volte mi chiedo se non ci fosse qualcosa di questa immaturità dell'adolescenza che si cerca, che hai bisogno di sentirti al centro... non so, forse c'è qualcosa del genere, forse in alcuni casi c'è. Ma dopo devi maturare e sapere che è un lavoro. Io oggi come oggi la considero un artigianato, più che altro. E anche questa necessità di comunicazione: è molto comune la timidezza negli attori, lo sappiamo tutti. Quindi a volte ho pensato che forse è una difficoltà di comunicare davanti alla gente e quest'impossibilità ce la fa cercare in un'altra forma, nascosta dietro una maschera, dietro parole che ti prestano... forse è così, ma non voglio entrare nell'ambito della psicologia.

Molti attori sono timidi?
Ce ne sono molti. Io non li ho contati, non ho le statistiche, ma ce ne sono molti.

Quindi ci sono molte persone timide, che vogliono essere attori, che hanno vergogna a parlare in pubblico e ci riescono così...
So che questa cosa è studiata: i bambini timidi e introversi, con problemi di vergogna, negli spettacoli di teatro sono quelli che funzionano meglio. E il bambino in generale più sciolto, poi sulla scena rende di meno. Molte volte ci muovono le carenze, cerchiamo quello che non abbiamo.

Quale diresti che è il tuo punto forte come attrice?
Non so, ci dovrei pensare (pensa alla risposta)... Io lo posso pensare da dentro, quello che a me da forza... da fuori è sempre un po' diverso. Io sento molto rispetto per il mio lavoro e cerco sempre di avere un compromesso con quello che faccio quindi quando ci riesci, a volte non ce l'hai e devi fare come se ti succedesse qualcosa, ma normalmente quando ottieni questo compromesso, questo essere concentrato in quello che stai facendo, allora è quando hai la forza. Non c'è sempre perchè in realtà è una questione di compromesso con quello che fai, di concentrazione, di rispetto. Precisamente non c'è nessuna vanità o cose del genere...

Qual è stato il peggior momento della tua carriera professionale? E il più gratificante?

Il peggiore? Di fronte ai peggiori momenti la mia mente fa “click” e li cancella (ride). Ma vediamo, il peggiore?... Non lo so perchè anche dei lavori meno gratificanti, sempre apprendi qualcosa. Non mi vengono in mente momenti concreti, un giorno in cui sia sucesso qualcosa di terribile. Ma non lo so... credo che si apprende sempre e non so nemmeno dire qual'è stato il più gratificante. Ci sarà ma non ce l'ho segnato nell'agenda (ride).

Con il passare degli anni, in cosa è cambiato il tuo punto di vista sulla professione dell'attore?
E' un po' quello che ho detto prima... io lo considero un lavoro di artigianato, un ricamo che fai punto dopo punto, piano. Non so se nel periodo dell'adolescenza quello che mi richimava l'attenzione era la fama. Credo che non è mai stato così, infatti io all'inizio ho fatto solo teatro, eccetto qualche cosa sporadica di cui parlavamo prima, ma io facevo teatro e volevo fare solo teatro, e il teatro non da fama. Forse da gloria, una gloria ridotta, ma non fama e per questioni pratiche ho iniziato a fare televisione. Quindi non so... c'è sempre il pericolo di diventare un po' stupido, ma non è mai stato questo a richiamare la mia attenzione, di fatto, come persona timida, la fama non coincide molto con me.

“Mi último verano con Marian” è un lavoro diverso perchè è stato girato su una barca. Quali sono state le maggiori difficoltà?
Io credo che questo sia stato uno dei peggiori momenti adesso che lo menzioni. Credo che non avrei mai dovuto fare questo film perchè io mi sento male non su una barca, io mi sento male su un'altalena! Mi sento male con un videogioco, con il film di Harry Potter... questo da una parte. Il mare di terrorizza. Mi piace molto nuotare, ma in una piscina calda. Il mare mi fa molta paura perchè io sono della generazione di bambini traumatizzati dal film "Lo squalo". Sono a mare e immagino le mie gambine e “chopa, chopa, chopa...” (con le dita imita il movimento delle sue gambe) , quindi è stato orribile. Poi era settembre-ottobre per cui l'acqua era fredda e io sono molto freddolona, quindi era tutto contro: mi sentivo malissimo, prendevo pastiglie per il mal di mare che mi seccavano la bocca e non potevo quasi parlare. Avevo un'insicurezza tremenda perchè non parlavo bene, quindi credo che siano state le peggiori riprese della mia vita (ride). Non potevo nemmeno parlare quindi non ero concentrata nel mio lavoro e pensavo “Dio mio, lo farò male" e quindi la nausea, il freddo, l'acqua... tutto orribile. Orribile (ride).

Quindi adesso hai risposto alla domanda di prima.
Ho risposto a quella di prima. Certo, certo (ride)...

E parlando di acqua... com'è stato girare la scena del lago de “El internado”?
Neanche mi è piaciuto. Con l'acqua non ho una buona relazione (ride), quindi mi ha dato un po' di rabbia però sempre succede: per girare trenta secondi, ci stai un sacco di ore. A questo sono abituata, ma siccome questa volta si trattava di qualcosa di forte, stavo aspettando di vedere la puntata e quando è arrivata, ho detto: “E basta? Tanta sofferenza!...", la muta, l'acqua dappertutto, il fango... Mi sono scottata, perchè tra l'altro il sole mi brucia molto, e poi basta (ride). Tutto il giorno lì a girare e poi io avevo il “Gala de la danza” che presentavamo io e Manuel Bandera. Avremmo dovuto ballare tutti e due, ma stavamo girando e siamo arrivati tardi, ci stavano aspettando e non c'era più tempo quindi l'abbiamo solo presentato, abbiamo letto il manifesto e niente... ma voglio dire: tutto il giorno dalla mattina a girare quella scena, non sono arrivata alla gala e dopo... basta così (ride). Ma a me queste scene forti, di azione, quando succede qualcosa di grosso, certo, mi piacciono e poi è più facile. Queste cose estreme sono le più facili da fare, hai bisogno di più energia ma sono le più facili da fare, più delle scene quotidiane. Questo è più difficile che una cosa estrema perchè lì si che la concentrazione è molto grande, non hai tempo di pensare ad altre cose.

Come è arrivato il ruolo di Elsa nelle tue mani?
Non ricordo bene, credo che sia stata una telefonata di Luis San Narciso perché siccome ho già lavorato con la produzione altre volte in “Un paso adelante” e “Policías”, quindi... così. (sorride).

Finalmente Elsa si è ribellata alla violenza fisica e verbale del suo compagno Jacques Noiret. Questo è un esempio da seguire per tutte le vittime di abusi. Sei stata orgogliosa come donna di interpretare questa scena e dare un messaggio così importante?
Si, ma avevo un po' di paura perché è un tema da trattare sempre molto bene, con molta attenzione perchè nessuno c'è dentro, non sappiamo come vanno le cose e quindi certamente va sempre denunciato, ma senza approfittarsene, non utilizzarlo come risorsa di finzione, quindi avevo un po' paura... mi ha fatto piacere che fosse breve, avevo paura di interpretare per troppo tempo una donna maltrattata e non raccontarlo bene. Quindi mi ha fatto piacere che fosse poco, uno schiaffo e mi sono ribellata (ride).

A volte ti abbiamo vista come presentatrice in programmi televisivi. Ripeteresti l'esperienza?
Mai dire mai. Non si può sapere quello che può succedere. Non fa per me nè mi piace... non lo so, non puoi dire che non farai mai qualcosa perchè non si sa, ma inizialmente non mi piace e non sono presentatrice, io l'ho sempre detto: un attore è un attore e un presentatore è un presentatore. Ci saranno casi in cui si può essere entrambe le cose ma io non sono presentatrice, io sono attrice. Al principio direi che non lo cercherei ma non so che cosa può succedere nella vita, mamma mia, può succedere di tutto...

“Sangre de mayo”. Hai lavorato con in una gran produzione diretta da José Luis Garci... Come hai ottenuto il ruolo? Hanno pensato direttamente a te o ti sei presentata a qualche casting?
No, mi hanno chiamato direttamente. José Luis Garci normalmente lavora così: cerca la gente e poi spesso vede la televisione, ci sono sempre molti pregiudizi sulla gente della televisione nel cinema e lui molte volte sceglie attori per lavori televisivi. A me ha detto che mi aveva vista in “Un paso adelante”, ma non ne sono sicura, e mi hanno chiamata, ho letto il copione e mi é piaciuto, mi è sembrato meraviglioso, anche il personaggio mi è piaciuto, e niente... così. La verità è che poi hanno cambiato un po' il personaggio. Nell'opera di Perez Galdós era meraviglioso ma al cinema bisogna ridurre. Nel libro si chiama Amaranta... Amaranta, credo di si, è che ho una pessima memoria... ed era meraviglioso il personaggio perché poi c'era un cambio di argomento meraviglioso perchè in realtà Amaranta è la madre della fidanzata del protagonista. Una madre adolescente, ha avuto una figlia, l'ha abbandonata, nessuno ha saputo niente, era un mistero e in realtà era la madre di Inés ma nel film non si capisce, il film si ferma alla parte più superficiale del personaggio. E poi c'era la versione per il cinema e un'altra più lunga per la tv, avrebbero fatto quattro episodi e lì ci sarebbero state scene che non si vedevano nella versione cinematografica e si capiva un po' meglio, perchè nella prima versione non si capisce perchè la povera Anastasia dice le cose. Ci sono cose molto belle che dice per cose che ha detto precedentemente e nel film non si vede. Dice una cosa e ti chiedi perchè adesso dice che le piacerebbe aver nuotato ed è perchè c'è una scena in cui hanno parlato di non so cosa... In realtà il film è stato un fallimento, non è venuto bene. Questo tipo di film di grande produzione bisogna dominarlo e Garci è un maestro, un erudito del cinema, ma questo è il suo ritmo... un film di guerra e storia a ritmo così lento cade e i suoi film di solito sono di cose piccole, due personaggi che parlano, l'atmosfera, gli uccellini... sono così, quindi io credo che questo non è il linguaggio che lui domina. Lui adora il cinema classico e gli rende molti omaggi, che in un altro tipo di film può andare bene. In questa era un po' lento.

Adesso sei a teatro con “El mercader de Venecia”, e interpreti Porzia. Ti è risultato difficile metterti nella pelle di una donna di altri tempi?
E' che non siamo così diversi, cinque secoli non sono nemmeno tanti. L'essere umano non è cambiato tanto. E' cambiato ciò che ci circonda, molte cose sono cambiate ma i sentimenti, le emozioni, le cose fondamentali sono le stesse. E poi mi metto nella pelle di questo personaggio dalla mano di don William Shakespeare che lo rende così facile... la cosa difficile è il rispetto che da, l'ho giò detto in altre interviste perchè lo penso e lo sento, la cosa difficile è la paura di farlo male perchè è un sacrilegio, è un peccato farlo male con Shakespeare, ma è molto più facile interpretare un personaggio scritto come questo, come qualunque altro di Shakespeare, anzichè un personaggio della tv, dove ci possono essere sceneggiatori geniali ma non hanno tempo, tutto va molto veloce e quindi questo è davvero meraviglioso. L'unica cosa è che non vuoi distruggerlo, per carità, non lo voglio distruggere. Che arrivi puro senza interferenze, è l'unica cosa che voglio ed è più facile.

Un lato di te che nessuno conosce: come eri da piccola? Monella, buona...?
Ero buona. Da adolescente sono stata cattiva, poverina mia madre (ride), ma da piccola ero buona, buona studente e molto timida, terribilmente timida. Mi ricordo di tutte le mattine quando mia madre mi portava al pullman per andare a scuola e c'era sempre un signore, tra l'altro molto gentile, molto educato, che aspettava un altro signore con cui andava al lavoro e lo aspettava sempre al portone e alla stessa ora ogni giorno uscivamo dall'ascensore e nell'ascensore mia madre: “Saluta il signore tal dei tali. Per favore, digli buon giorno”. Ed era un supplizio tutte le mattine, non potevo dire buon giorno. E mia madre: “Natalia, dici buongiorno" ed io rossa. Non potevo dirlo, non potevo (ride)... E per esempio quando facciamo interviste preferisco la radio alla tv mille volte perchè se non ti vedono sei più rilassata.

Hai qualche sogno da realizzare?
Moltissimi... non me ne viene nessuno adesso (ride)... molti viaggi, tanti posti...

E come attrice?
Come attrice mi lascio sorprendere perchè arrivano cose meravigliose... Io non avevo mai desiderato di fare Porzia e adesso è la cosa più bella che ho fatto come attrice quindi mi lascio sorprendere. C'è una cosa molto bella che è in fase di gestazione, ma ancora non posso parlarne. C'è una cosa che può essere vera... facendo questo posso ritirarmi, vedremo. Se faccio questa cosa, se questa cosa viene bene, se non riesco a lavorare mai più non succede niente. E non l'ho cercata, è venuta.

Alcuni famosi si lamentano di non avere vita privata e allo stesso tempo sono sempre a feste ed eventi mondani. Tu non appari mai in nessuna rivista di gossip e sei un'attrice apprezzata che lavora molto...

Penso che c'è molta confusione, ma non negli attori, credo in tutto il mondo. Per esempio, io sono assolutamente contraria a vendere la propria intimità, mi sembra qualcosa di orribile. È quello che dicevo prima, non so, uno non sa mai quello che gli può succedere nella vita e le cose che dovrà fare e, non so, ci sarà gente che avrà motivi molto importanti per farlo o perchè gli piace ma voglio dire che in principio è qualcosa che non mi piace, ma credo che il fatto che una persona venda in un determinato momento un momento della sua intimità non da il diritto agli altri di vendere per sempre la sua intimità. Quindi c'è confusione tra la libertà di espressione, libertà di informazione e l'intimità della gente... Se una signora si lascia forografare in costume o nuda in una rivista, non da diritto a nessuno di essere poi fotografarla se è in spiaggia. Non c'è diritto. Si, è in un luogo pubblico ma non è un momento pubblico, è un momento della sua vita privata. Quindi credo che ci sia un po' di confusione e poi una cosa che non lo rende facile è che adesso tutti abbiamo le fotocamere e in qualunque momento della tua vita privata ti possono immortalare, quindi è un momento complicato, credo che manchi rispetto in generale. Non c'è rispetto per alcune cose che dovremmo rispettare fondamentalmente e un'altra cosa che dico molte volte, ma è vera: quando io ero piccola e con il gruppo di bambini giocavamo, vedevamo una signora che guardava, quelle che sempre vedi dietro le tende, allora dicevamo: “Una pettegola! Guarda, una pettegola!" ed'era molto brutto. Oggi essere pettegoli è una professione, è un mestiere, quindi credo che siamo confusi, la società si sta confondendo con tutto ciò. Ci sono cose che non devono interessare a nessuno e se ti interessano non è corretto, ma per lo meno fai finta di niente (ride).

E a te è costato molto mantenerti lontano da tutto questo?
No, non è stato complicato. Ci sono rimasta male due o tre volte, quando facevo “El Súper”, era la prima volta che facevo televisione e venivano a fare interviste e io dicevo sempre che non volevo parlare delle mie cose personali e che credevo che non fosse necessario, e la gente attorno mi diceva che mi avrebbe fatto bene così diventavo popolare, ma io non volevo. Quindi ho notato che adesso c'è un po' più di rispetto perchè un po' ti conoscono, ma all'inizio non ti rispettano affatto. E poi parlare della mia vita privata non mi serve a niente, se non per stimolare i pettegolezzi. Non mi da lavoro parlare della mia vita privata, nè mi piace, quindi... Non so... sempre hai il dubbio di lavorare di più facendo queste cose...

Ma tu non ne hai bisogno.
Tocchiamo ferro (ride).

Sei una donna che organizza tutto, o che vive la vita giorno per giorno?
Sono molto caotica e credo che sia in parte dovuto ad un certo disordine mentale (ride), perchè credo che sia per un eccesso di perfezionismo che fai tutto male (ride), vuoi fare tutto e non ci riesci... Sono molto caotica. I miei colleghi ridono molto perchè nel mio camerino mi circondo di tutto. Io so dov'è ogni cosa, c'è una certa logica...

Che pensi di alcune tradizioni spagnole come la corrida e “la cattura” dei Sanfermines di Pamplona?
Orribile. Mi vergogno di questa tradizione assurda del mio paese. Orribile. Non trovo nessuna giusificazione, nessuna.

In “Regreso a Moira” hai interpretato una donna emarginata e uccisa dal bigottismo. La religione può essere una salvezza, ma a volte può portare a gesti estremi. Qual'è la tua opinione sull'argomento?
Credo che in qualunque cosa della vita il fondamentalismo è un male. Io sono molto rispettosa con la fede, non con le istituzioni religiose, ma la fede personale di ognuno mi ispira molto rispetto. Io non ce l'ho, ma rispetto molto questa fede e in realtà mi piacerebbe averla. Ci sono persone care che se ne sono andate e mi piacerebbe credere che siano da qualche parte e non che semplicemente se ne sono andate con l'ultimo battito del loro cuore. Ma è vero che tutte queste idee possono essere male utilizzate e manipolate. Tutte le grandi verità della vita, nella religione nella politica... le idee importanti possono essere sempre pericolose, sempre si possono utilizzare per maneggiare e manipolare gli altri. Quindi per esempio la paura che abbiamo tutti verso il fondamentalismo islamico... non sono per niente esperta, ma qualunque base di qualunque fede religiosa ha sempre una parte meravigliosa che è cercare di mettere ordine nelle relazioni umane ma male utilizzata è pericolosissima.

Domande veloci
Cibo preferito...
Qualcosa che mi piace molto?... dipende, non ho cose preferite, mi dispiace... Può essere che oggi all'improvviso ho voglia di una fetta di carne e domani di una mela e dopo domani di un pezzo di cioccolata. (*)

E qualcosa che ti disgusta?
I cavoletti di Bruxelles.

Non usciresti di casa senza...
Senza la mia colonia di violette e la protezione solare.

Un sogno ricorrente...
Un incubo. Sono rinchiusa in un posto stretto, vedo la luce e non posso uscire. A volte ho pensato che forse è un ricordo della nascita, che è stata molto difficile, sono nata per miracolo e sono rimasta bloccata, avevo una riga sulla testa. Quest'incubo si ripete spesso...c'è un corridoio, un buco di un ascensore, qualcosa di stretto e vedo la luce ma non posso uscire. Orribile.

E sei claustrofobica?
No, non credo. Non ho mai sentito quest'angustia.

E la tua paura più grande?
Che le persone che amo vadano via, che vadano via per sempre...

Una fobia.
Una che è molto difficile da spiegare, che inoltre è ereditata perchè anche a mia madre succede: una cosa che ha molti buchi vicini tra loro mi rende nervosa. Per esempio un nido d'api, questo tipo di cose... un pezzo di pelle ampliato in cui si vedono i pori. E le mosche. Le mosche non le sopporto.

Un regista.
Uno con cui mi sarebbe piaciuto lavorare e non ho avuto la fortuna di farlo: Miguel Narros, un regista di teatro meraviglioso.

Un film.
“All that jazz” grazie al quale mi trovo a fare questo mestiere. Quando l'ho visto, ho deciso che volevo dedicarmi a questo.

Un cantante o gruppo preferito.
Un gruppo che mi piace? Non so, vediamo se mi viene in mente...

Il tuo scrittore preferito.
Mi piace molto quello di “Cento anni di solitudine”... meraviglioso... Gabriel García Márquez.

Una città spagnola.
Non ho città preferite, ma giusto oggi ho sentito alla radio che c'è il Festival di Olite ed è un luogo meraviglioso, bellissimo, da favola. Questo perchè ce l'ho in mente oggi, e un altro che mi sembra anche magico è Cadaqués, vicino Gerona, ma non d'estate. E' meraviglioso, sempre che non sia nè luglio nè agosto.

Il tuo racconto preferito.
“Sogno di una notte di mezza estate”.

Un cartone animato.
“La pantera rosa”.

E' vero che ti piacciono anche “I Simpson”?
Si si, mi piacciono molto. Li ho scoperti tardi, quando già tutto il mondo ne era pazzo e io ero di quelli “perchè si lasciano prendere da questi cartoni?”. E con Violeta, mia figlia, abbiamo già visto tutti gli episodi perchè li replicano, ma mi piacciono molto.


* dopo aver provato un dolce napoletano chiamato pastiera, offerto a Natalia dallo Staff di www.nataliamillan.net, la stessa attrice finalmente risponde alla domanda, dichiarando che la pastiera è il suo cibo preferito.





Intervista elaborata e realizzata da Rosaria Gabellone e Chiara Marcolin, con la partecipazione e collaborazione speciale di Ana Mora.
Fotografie: Ana Mora.
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